Quali sono stati i temi d’interesse per i giornalisti tedeschi negli ultimi anni
È certamente interessante fare un bilancio dell’attività di comunicazione di Uniteis in Germania non solo al termine di una stagione, ma anche al termine di un mandato di presidenza.
Gli ultimi quattro anni del lavoro di ufficio stampa sono stati caratterizzati da una svolta importante nel rapporto con i giornalisti. Si è sviluppato un dialogo con alcune testate e con le agenzie stampa, che ci ha permesso per alcuni temi, di gettare luce sulle criticità, che in passato ci hanno penalizzato nell’opinione pubblica. Sto parlando per es. del tema prezzo pallina, che è stato presentato finalmente in modo realistico e concreto, senza i toni di accusa al gelatiere italiano, contro i quali per anni abbiamo dovuto difenderci.
I temi classici, da noi presentati alla stampa a inizio stagione, come il gusto dell’anno e i top 10 (i 10 gusti più amati dai tedeschi), mantengono alta l’attenzione positiva e di entusiasmo per questo prodotto. Essi sono i cavalli di battaglia del nostro ufficio stampa, per il loro valore strategico di polarizzazione attiva da parte nostra di informazioni. In questi ultimi anni notiamo a strascico su questi due temi un nuovo sviluppo, che chiamerei marketing emotivo indiretto. Essi focalizzano i filoni di consumo e promuovono trend e preferenze sul mercato. Faccio un esempio, parlando di un classico come il gusto limone combinato con il basilico, si presentano i gusti classici in nuova forma, si stimola il gelatiere a sperimentare e presentare orgoglioso le sue creazioni. Inoltre se la stampa ne parla, sempre più lettori/clienti saranno interessati a provarlo con un aumento di vendita di quel gusto. Altro esempio il gusto di quest’anno: pistacchio. Il suo successo nei media l’ha riportato in primo piano, ne ha promosso la vendita, perché i clienti erano incuriositi, grazie alle notizie sui giornali con tutte le informazioni sulla sua storia.
Un altro tema di grosso rilievo di questi anni è stato quello della formazione professionale con i nuovi corsi. Le notizie (molte!) sui corsi e sul mestiere, hanno ampliato la percezione di chi è il gelatiere. Pur essendo la formazione un tema, a volte poco sentito all’interno dell’associazione, verso il pubblico ne abbiamo parlato soprattutto per promuovere i nuovi corsi e stimolare i soci a certificare le proprie gelaterie per alzare il livello nella visibilità al consumatore. E tutti questi articoli hanno prodotto, a dire il vero, un altro risultato, inaspettato ma ottimo. La comunicazione sulla formazione ha fatto percepire che, fare il gelatiere è un mestiere, che va appreso attraverso un corso e un iter professionale regolamentato, che il mestiere di gelatiere ha una tradizione ed un’etica. Ci abbiamo guadagnato in dignità e ci siamo allontanati dagli stereotipi di macchietta folkloristica o da emigrante.
Del tutto nuovo nel panorama è il tema, che presenta il gelato visto nella sua forma organolettica e nella sua composizione. Anche questo è frutto del lavoro di difesa del gelato di tradizione italiana, fatto con la diffusione di informazioni per farlo distinguere dal prodotto della concorrenza sleale. Alla promozione da parte del nostro ufficio stampa, si aggiunge l’attuale interesse dei media su alimentazione, salute e sui generi alimentari in generale. E in questo contesto il gelato viene visto finalmente non come qualcosa di indefinito, già pronto, bensì con una sua storia, identità e immagine, metodologia di produzione, con ingredienti, percentuale di grasso, nella forma al latte o alla frutta, nella sua variante vegana. Le recenti normative sugli allergeni e l’obbligo di indicarli, hanno dato consapevolezza al consumatore e hanno imposto l’obbligo della trasparenza nella vendita. Quindi non ci si stupisce se tutti siamo più informati, o vogliamo esserlo anche su un piccolo piacere come un gelato. Di rimando anche il gelatiere deve mettersi al passo con i tempi, sia per rispettare la legge, sia per fidelizzarsi la clientela, con particolari esigenze salutiste.
In sintesi, l’obiettivo della comunicazione è quello di migliorare la conoscenza sul nostro prodotto e in questo modo difenderlo. Essa mira poi ad allacciare un dialogo con le controparti, che sono i giornalisti, che vanno visti nella loro funzione e cioè come i canali di amplificazione e diffusione di informazioni. Attraverso il dialogo con loro, contribuiamo a chiarire equivoci, smantellare pregiudizi e confermare il nostro ruolo di interlocutore serio.
Nella tabella desidero riportare un esempio su come il numero di articoli può oscillare o aumentare in base a due varianti: la nostra attività di comunicazione e l’interesse dei media in quel momento. I temi scelti ad esempio sono in fondo, mentre i colori stanno per gli anni.
Dr. Annalisa Carnio